La notte è spesso vista come periodo di passaggio, di riflessione, di solitudine e di rimpianto. Tanti personaggi di rilievo e santi, come San Gregorio di Nissa, San Giovanni della Croce e la Beata Madre Teresa di Calcutta, parlavano, poi, di una notte dell’anima, descrivendo questa come, da un lato, l’assenza di percezione di Dio, il senso di abbandono e l’assalto incessante da parte di tentazioni, paure, sofferenze; d’altro canto, tale situazione finiva per culminare nella pace, nell’affidamento dell’anima a Dio, nella quiete e nel distacco da tutto ciò che impedisce l’unione mistica con la divinità.
In letteratura troviamo vari esempi di anime tormentate che, nella notte fisica e spirituale, si pongono domande, cercano risposte, desiderano e, a volte, non trovano sostegno e consolazione. Tra questi, quelli che ho amato di più, sin da liceale, sono senza dubbio Gesù nell’Orto degli ulivi, nei Vangeli, l’Innominato, nel cap. 21 dei Promessi…
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