Caro Eberardo,
Prima di tutto ti chiedo scusa per averti trovato un nome fittizio così assurdo, ma mi sembrava troppo divertente. Mi dispiace anche non aver potuto trovare il tempo – e, soprattutto, il modo – per parlare un po’, noi due, come ai vecchi tempi. Il fatto è che, da qualche mese, tu te ne stai chiuso nel tuo piccolo mondo, pensando sempre a quanto la vita sia ingiusta, al motivo per cui Dio non si decida a fulminare la collega che ti ha fatto le scarpe al lavoro, a come riuscirai a uscire da una situazione ingarbugliata come quella in cui ti trovi. Io cerco di starti vicino e mi va bene anche che, alle volte, tu sia intrattabile, triste e incavolato come una iena. Non mi importa, sai che sono tuo amico e che ti accetto per quello che sei, nel bene e nel male. Però sono…
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