A scuola mi è stato insegnato che il triangolo ha tre lati e che questa è una verità assoluta. Il genio di Walt Disney mi aiuta, tuttavia, a parlare di una realtà sempre più consolidata nel nostro tempo: la ricomparsa della sofistica. Non è cosa nuova, anzi, si può affermare che essa rimonti al positivismo e alla professionalizzazione della scienza e della ragione. Ne è un brillante esempio il personaggio di Pico De Paperis, creato dal disegnatore e fumettista americano nel 1961. Il coltissimo papero, infatti, colleziona lauree, ama passare ore e ore del suo tempo studiando sempre nuove discipline e fa sfoggio delle conoscenze acquisite durante lunghissime conferenze, nel corso delle quali egli discetta su tematiche attualissime e di oggettiva utilità pratica, quali: “Il bicchiere d’acqua è da considerarsi mezzo vuoto o mezzo pieno?”, “La rapa fritta nella cucina della Pangea preistorica”, eccetera. I pochi partecipanti rimasti svegli al termine della prolusione del prof. De Paperis hanno persino l’ardire di porgli delle domande circa la presunta esistenza di un quarto lato del triangolo e se quest’ultimo si trovi al largo delle Bermude.
Il tutto potrebbe sembrare grottesco, se non fosse terribilmente attuale. I sofisti di un tempo erano uomini dell’élite intellettuale ateniese, divenuti, con il tempo, veri e propri professionisti della sapienza, nonché campioni del relativismo etico e culturale, essendo convinti che la superiorità retorica fosse l’unica arma a disposizione per convincere della veridicità di un assunto: in pratica, non esisterebbe la verità, bensì soltanto ciò che si riesce a dimostrare con le parole. Loro acerrimo nemico, proprio per tali motivi, fu Socrate.
Oggi abbiamo, invece, davanti agli occhi un fenomeno molto strano: da un lato, vi sono neosofisti effettivamente capaci di incantare con la brillantezza e l’apparente perfezione logica delle loro parole; dall’altro, ve ne sono altri, non dotati né di proprietà di linguaggio, né di superiorità morale e neanche di particolare ingegno. La differenza è che i primi fanno presa più che altro su un pubblico culturalmente “elevato” che riconosce loro un’effettiva preparazione in determinate discipline, mentre i secondi sono i nuovi guru di quella massa di persone che confonde la poesia con i romanzi Harmony e che trova godimento ascoltando in prima serata le farneticazioni di un bizzarro personaggio pagato centinaia di migliaia di euro per comparire alla televisione di Stato e illuminare il popolo italiano con la luce della sua enciclopedica cultura acquisita all’Università della Via Gluck. Entrambe queste realtà sono, a mio avviso, drammatiche, poiché partono dal presupposto che tutto sia relativo e che l’uomo sia la fonte della verità, giacché in grado di dimostrare o smentire ogni cosa con le proprie capacità.
Per quanto in questo mondo possa sembrare una cosa fastidiosa, disdicevole ed offensiva e il solo affermarlo potrebbe apparire come una violazione dell’altrui libertà di espressione e di pensiero, sono un cristiano cattolico fedele alla dottrina della Chiesa ed al magistero del Papa. Eh sì, nessuno è perfetto! Io, poi, lo sono meno di tanti altri. A mio avviso, esiste una sola Verità, la cui origine non sono io e che è custodita nella Rivelazione e nella Tradizione. Penso, inoltre, che tale Verità sia alla portata di ogni essere umano, giacché è lo Spirito Santo a farne dono a chi Egli desideri farne, in particolare alle persone che la chiedono con fede e la accolgono con umiltà.
Non voglio, ora, entrare in un dibattito circa la fede e la ragione. Tante persone hanno speso parole al riguardo. Non desidero dimostrare nulla né focalizzare l’attenzione di chi legge sul mio pensiero o sulla mia capacità di espressione, decisamente non sofisticate né originali. Scelgo, invece, di scrivere ciò che mi è dato conoscere in base all’esperienza e ai miei sentimenti, facendo uso, ovviamente, anche della ragione, ma senza fare di questa il fine ultimo di ogni cosa.
Ho letto più volte, tra i commenti alle catechesi di un sacerdote che conosco molto bene, che stimo e a cui voglio un bene infinito, che delle persone, cristiane cattoliche come me, trovavano limitante il fatto di affermare che talune verità non possano essere spiegate con la ragione, bensì debbano essere accettate per fede. Forse costoro ritengono possibile far comprendere con discorsi umani che un uomo – in realtà Dio incarnato – è venuto al mondo, nato da una vergine per opera dello Spirito Santo e in seguito all’annuncio di un angelo, per farsi trattare da peccatore, farsi crocifiggere e poi risuscitare? Forse questi uomini e donne considerano “ragionevole” che un’ostia e del vino si trasformino nel Corpo e nel Sangue di quel Dio-uomo morto e poi risorto? E’ forse razionalmente spiegabile che la vita di una persona oggi, a distanza di più di duemila anni da quando Cristo è nato, venga trasformata dalla presenza di Lui? Sono spiegabili le conversioni, i segni, i miracoli, le guarigioni, le liberazioni, la bellezza, i sentimenti, la nascita di un bambino, i sorrisi?
Se tutte queste cose sono comprensibili tramite l’intelletto umano, allora io non sono intelligente. In più, sono colpevole: colpevole di non voler capire, ma di voler solamente vivere e testimoniare ciò che mi è stato dato.
Sono stanco dei tanti sofisti, tra cui molti teologi, che tentano di spiegare con parole umane ciò che è divino, rendendolo asettico, astratto, spesso ridicolo, incomprensibile, inutile. Queste persone si perdono tra i meandri dei loro ragionamenti contorti e fanno perdere anche chi vorrebbe cercare di avvicinarsi a Dio ma, a causa loro, non vi riesce, soffocato come pianta che cerca di crescere tra i rovi. Mi viene da piangere di fronte a chi, ascoltando le parole chiare, cristalline, autentiche di un uomo di Dio mosso dallo Spirito Santo (in questo caso, se si è cattolici, o si crede che lo Spirito Santo dimori nella Chiesa, nel Papa e nei sacerdoti o non si è cattolici) voglia aggiungerci dei sofismi che ne oscurino completamente il messaggio. Mi impressiona la superbia di noi esseri umani nel momento in cui ci riteniamo davvero capaci di comprendere le cose di Dio esclusivamente grazie alla nostra ragione.
Sono convinto che fede e ragione nascano, crescano e vivano insieme, tuttavia non mi è ancora chiaro di quale ragione si possa trattare: quella, del tutto fallibile e limitata, degli uomini? O non è forse più logico che, per essere davvero ragionevole, l’essere umano non debba fare un passo indietro e considerare che le proprie capacità intellettive non siano infinite, compiendo un atto di fede, ovvero credendo alle parole di altri e alla Parola di Dio, non sempre semplice e immediatamente accettabile?
Personalmente, ho scelto tre brani della Scrittura come monito costante per la mia vita e per la mia ricerca della sapienza:
“Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo” (Colossesi 2, 8);
“I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri” (Isaia 55, 8-9);
“In quel tempo Gesù disse: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Matteo 11, 25-27).
Mentre cercavo l’erudizione, le dotte argomentazioni, la gloria del mondo, a un certo punto ho avuto paura di non essere piccolo e, quindi, non destinato a conoscere Dio, perché troppo preso da me stesso; ho temuto di cercare la sapienza secolare e non quella vera che, nel significato letterale del termine, non è solamente erudizione, bensì “sapore”; ho sentito il terrore di essere in procinto di diventare insipido, inutile e anche dannoso parlando solamente come se fossi una nota a pié di pagina. In parole povere, ho capito che ero dalla parte sbagliata: cercavo la ragione sbagliata, quella indifendibile e non quella degna di essere difesa e argomentata!
Come Socrate, non posso che riconoscere di non sapere nulla e, in più, che la mia mente non è in grado di capire tutto. In più, non sono un teologo, né uno scenziato e non posso avere ai miei piedi uno stuolo di ammiratori che si eccita per ogni barzelletta sconcia che racconto. Opto, quindi, per la piccola via, quella suggerita da S. Teresa di Lisieux, in modo tale da non correre rischi: se mi faccio piccolo e riconosco la mia povertà e il mio bisogno, non avrò nulla da temere, perché il Padre avrà cura di me e mi insegnerà ogni cosa come si fa con i bambini. Di fronte alle parole di un santo sacerdote, di un uomo di Dio, scelgo di tacere e di lasciar parlare Colui che può ammaestrarmi, riconoscendo di non essere fonte della Verità, ma accogliendo quest’ultima che viene a dimorare nel mio cuore e la vera Sapienza dimorerà in me per sempre.
Questo, ovviamente, è un discorso riservato a chi è cattolico!
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