
Ci sono tante cose che possono essere realizzate, alla mia età. Alcune persone hanno fatto la storia attraverso opere compiute quando vivevano, appunto, gli anni in cui mi trovo; altre, invece, hanno, semplicemente, fatto parlare di sé: Gesù, ad esempio, è stato crocifisso ed è risorto alla mia età; Dante ha scritto la Divina Commedia “nel mezzo del cammin di nostra vita”; Desmond Hatchett, del Tennessee, a 33 anni, nel 2009, aveva già avuto ben 39 figli!
Che cosa posso replicare io, invece, al mio orologio biologico quando i suoi rintocchi mi ricordano, inesorabilmente, che il tempo scorre velocemente e che, almeno secondo determinati calcoli, metà della mia vita è già passata?
Di certo, sto realizzando che, alla mia età, sono diventato una persona più autentica e più simile a chi ho sempre sentito di essere. Gli anni dell’infanzia, dell’adolescenza e dei ruggiti da ventenni mi sono sempre stati un po’ stretti: non ho mai concepito la mia vita come un eterno party per studenti Erasmus; non mi sono mai piaciute le feste tutte alcool, fumo e niente arrosto tipiche di un certo modo di concepire la giovinezza (e non solo quella, visto che tanti trentenni, quarantenni e cinquantenni si ostinano a vivere così, per sentirsi sempre rampanti e stigmatizzare la maturità che non hanno); d’altro canto, ho sempre detestato anche le manifestazioni di massa, i concerti, i meeting immensi quali la Giornata Mondiale della Gioventù, chiedendomi come mai, anche nel cattolicesimo, i giovani debbano essere sempre concepiti come una categoria a parte, quelli che amano “fare chiasso” e divertirsi, come se non ci fosse spazio per altre cose e soprattutto per quelli come me che, anche a vent’anni, non hanno mai amato stare per le strade a suonare chitarre e tamburelli. Addirittura, posso affermare che io amo “fare chiasso” (nei limiti del possibile) ora più di allora!
Mi piace la mia età perché sono autonomo, indipendente nel bene e nel male e finalmente libero di compiere le mie scelte. Mi è permesso di vivere la mia vita percorrendo la strada giusta, quella del vero, del bello, del buono, cambiando rotta se mi accorgo di aver intrapreso quella sbagliata, rialzandomi se sono caduto, riposando se sono stanco. In più – dettaglio non trascurabile – ho acquisito una discreta esperienza che mi consente di fare da “fratello maggiore” a coloro i quali vivono anni per me ormai lontani e di rianimare chi, più anziano o più giovane di me, ha perso la speranza.
Sì, alla mia età sono finalmente in grado di dare ragione della mia speranza, della mia fede, della mia felicità e della mia libertà.
Non c’è nulla di meglio che alzarsi la mattina e poter vivere un’altra giornata, positiva o negativa che sia (se vogliamo usare dei criteri di giudizio mondani), ricordando e incarnando le parole del profeta Isaia (cap. 50, vv. 4 e 5):
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati,
perché io sappia indirizzare allo sfiduciato
una parola.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come gli iniziati.Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Sì, farò così: proverò a lottare con me stesso e, con l’aiuto di Dio, a “vincere il mondo” dentro e fuori di me, senza temere, senza indietreggiare; metterò da parte la mia maledetta, orgogliosa e molesta vena polemica soprattutto qui, in questo spazio virtuale, evitando di accusare, giudicare e fare sproloqui come tanti, troppi guru della nostra epoca i quali, dai loro palcoscenici teatrali ed elettorali urlano, di fronte a spettatori infervorati e ben paganti, vacue parole di disprezzo, odio e disperazione; parlerò di cose ritenute, a torto, banali e fuori moda ed userò un linguaggio comprensibile. Questo perché il Signore mi ha fatto giungere ad un’età e maturare delle esperienze, umane e spirituali, per cui ritengo sia mio dovere, con il suo aiuto, usare la mia “lingua da iniziati” per scrivere e parlare nel modo giusto ed il mio “cuore da iniziati” per amare nel modo giusto.
Il mondo, specialmente di questi tempi, ha bisogno di speranza, di fiducia, la gente intorno a me è scoraggiata, io non lo sono! Il Signore mi ha aperto gli occhi e le orecchie ed io non opporrò resistenza, non mi tirerò indietro, darò ragione di tutto il bene che mi è stato donato. Non ho oro né ricchezze, tuttavia ciò che posseggo vale molto più di tutti i tesori e le perle preziose del mondo. E, alla fine della mia giornata, consapevole dei miei limiti, potrò rendere grazie, chiedendo che i semi di bene, sparsi nel corso del giorno che va via, portino frutto, giacché il seme sparso non viene da me e i frutti che nasceranno non sono miei.
Mi sembra davvero un bel progetto! Ne sono convinto, questo è ciò che posso fare… Alla mia età.
Non ho capito, quindi le Giornate Mondiali della Gioventù non sono buona cosa?
Non ho detto questo. Ho semplicemente confessato che a me non piacciono, perché rischiano di classificare troppo facilmente i giovani come un unico blocco con gli stessi gusti e le stesse priorità e di mostrare il cristianesimo come una megafesta o un immenso rave di massa privandolo del suo autentico messaggio (ne sono una prova le migliaia di preservativi ritrovate sulle spianate dei raduni delle GMG).
Un conto che possano non piacere un altro affermare che dato le prove dei preservativi siano un’orgia paragonabile ai rave e blabla. Mi spiace questa affermazione perché io ho visto nascere frutti meravigliosi da questi pellegrinaggi, davvero, frutti inspiegabili…e molte risposte alle chiamate per i seminari o i monasteri, le ho viste proprio li. Comunque scrivi bene, un abbraccio la pace.
Certo, che ci siano dei buoni frutti è innegabile! Grazie e a presto!
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