La strada stretta

Sono cresciuto in un posto pieno di strade strette e tortuose, vicoli e ripide salite. Dalle mie parti siamo abituati a percorrerli sfrecciando in macchina e in motorino. Mi annoia la vista delle grandi pianure, delle vallate sconfinate, dei paesaggi piatti. Forse è per questa ragione che continuo a camminare, da sempre, sulla stessa strada stretta e tortuosa che, come dice una stupenda canzone dei Beatles, mi conduce alla porta di qualcuno.

Sì, anche nella mia vita è presente quella strada, l’ho scelta tanti anni fa e mi ha portato nei luoghi più impensabili, attraverso colline, praterie, deserti, spiagge e montagne. L’ho desiderata, quella strada, anche quando il percorrerla mi è costato lacrime e sangue, mi ci sono ancorato, inchiodato con tutte le mie forze perché essa non è comoda, non è asfaltata, non è larga. In alcuni tratti, le rocce che spuntano da sotto il terreno feriscono i piedi; in altri, l’acqua, esondata dai torrenti impetuosi che la costeggiano, travolge qualunque cosa si trovi sul selciato; in molti punti, il sole picchia talmente forte da bruciare la pelle, mentre in altri il freddo, il ghiaccio e la neve spengono la passione, l’entusiasmo e la voglia di continuare a camminare, a vivere, a sperare, specialmente se, a pochi passi di distanza, su entrambi i lati della via, si vedono sfrecciare treni ad alta velocità e auto incredibilmente confortevoli.

La tentazione di lasciare il terreno accidentato e di farsi dare un passaggio per arrivare prima è grande. Già, ma arrivare dove? E’ vero, è difficile sentirsi sempre lenti, poco furbi, vedere che tanti sembrano trovarsi immancabilmente al posto giusto e al momento giusto o che, semplicemente, sono disposti a qualunque cosa pur di accelerare l’arrivo di quel momento o di giungere prima al loro obiettivo. E’ nei momenti in cui si è tormentati da queste tentazioni, da queste voci che paiono non stancarsi mai, né perdere intensità, che si vorrebbe, se non piantare ogni cosa in asso, quantomeno trovare una quercia sotto cui riposare, un pozzo o una fonte d’acqua fresca per dissetarsi, qualcosa di buono da mangiare per ristorarsi e ritrovare energia.

Fortuna che, su questa strada, non mancano le occasioni, né i modi e neanche il tempo per ritemprarsi, poiché essa, la strada, non è solamente un mezzo per giungere a destinazione, ma è essa stessa la destinazione, ragion per cui è proprio il cammino che dà la forza di andare avanti, di non perdersi d’animo, di tenere duro.

Ora, però, siamo in una fase in cui la via deve essere percorsa in silenzio. Ogni tanto, infatti, il sentiero si incunea tra gole profonde, cavità naturali e grotte seminascoste, tra animali feroci che aspettano solo di sbranare l’incauto viaggiatore. Bisogna rimanere calmi, saldi e, soprattutto, zitti. Proprio come mi è stato insegnato: di quando in quando, un vero musicista, un vero scrittore, un vero uomo di Dio sa che deve tacere e camminare in silenzio per poi, dopo una breve pausa, riprendere tutto ciò che faceva con maggior profitto e frutti più duraturi.

Rimarrò ancora su quella strada, che mi porta sempre sulla porta di qualcuno che mi attende. Per continuare a percorrerla ho fatto molti sacrifici e so che ancora ne farò, ma so anche che questa via stretta, questo sentiero scomodo e nascosto, invisibile o indesiderabile agli occhi dei più, è disseminato di perle preziose, per ognuna delle quali vale la pena di rinunciare a tante cose non necessarie, anzi, inutili.

 

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