Te ne stai lì distesa, mentre il mondo ti si agita intorno e tu non te ne curi. La regina, tua madre, ti supplica di parlarle, ma non rispondi, sei lontana, in un altro mondo, prigioniera di un incantesimo crudele che ti ha incollata ad un letto, ed aspetti che il tuo principe, con un bacio, ti riporti qui sulla terra, dove è non è sempre possibile, tuttavia, vivere felici e contenti.
Anni fa, mentre sfrecciavi ribelle sulla tua carrozza per le strade di una città incantata, una strega malvagia ti condannò, invidiosa della tua bellezza, a rimanere bloccata in una dimensione misteriosa dalla quale è pressoché impossibile fuggire. Sei vigile eppure dormi, mentre guardi i tuoi cari – il cui cuore, quel giorno, si addormentò insieme a te – smarrita in una nebbia lattiginosa e scura, che rende i contorni confusi e le parole lontane, quasi rimbalzate da un mondo all’altro per valli e montagne, gole profonde e ripide pareti rocciose.
Su quale pianeta ti trovi ora, mia bella addormentata?
I tuoi occhi, come finestre, scrutano la terra e i volti che ami e sono l’unico squarcio, nella nebbia fatata, attraverso cui la tua anima può vedere quel che succede quaggiù mentre, nel frattempo, tutte le membra sono come mutate in pietra dallo stesso sortilegio che ti impedisce di provare ancora i sapori, i colori ed i profumi di questa vita.
Eppure, il tuo sguardo fisso, attento, disperato e profondo m’interroga, mi sfida, mi chiede il perché del tuo dolore, mi colpisce ed io non sono in grado di sostenerlo, di rispondere alle tue domande e di dirti che c’è un senso in ciò che stai passando. M’implori di essere il tuo principe, di darti un bacio e di svegliarti, di portarti via da quell’angolo del tuo castello in cui giaci prigioniera, di mostrarti ancora il mare, il sole, i monti e le colline che amavi tanto. Io abbasso gli occhi, impacciato, ho paura di toccarti, di guardarti, di parlarti e tu, delusa, torni a vagare con la mente nel mondo fatato in cui te ne sei andata tanto tempo fa, sola e lontana, lasciandoci soltanto l’eco di una vita spezzata.
Non so dirti se un giorno ti risveglierai, né so se tornerai mai quaggiù.
Ciò di cui sono sicuro è che non sono io il tuo principe, non sono io colui che ti renderà ciò che sembra tu abbia perduto. Posso soltanto aver fede per te, cercare, occhi negli occhi, di darti fiducia e di pregare il tuo principe affinché egli venga presto e, con il suo bacio, ti riporti alla vita, almeno a quella che noi conosciamo, giacché sono sicuro che la tua, nonostante a noi paia inutile, priva di significato e di prospettiva alcuna, sia, in realtà, molto più reale e fruttuosa di tante esistenze ribelli e sprecate, urlate, gettate via.
Nel tuo letto, trono regale, s’incarnano tutti i dolori e le gioie di questo mondo, tutte le preghiere, le speranze, gli affetti e i desideri di questa misera umanità. Noi ti vediamo povera, umiliata, condannata, eppure tu sei già rivestita di abiti splendenti, pronta alle nozze con colui che verrà e ti porterà con sé dove potrete vivere per sempre felici e contenti. Tu vedi noi molto meglio di quanto noi non riusciamo a vedere te, pur sforzandoci, pur provando, pur desiderando. Non ci è dato penetrare nel mistero della tua esistenza né comprendere quanto grande sia il dono di te per noi.
Io mi arrendo, mia bella addormentata. Ti siederò accanto ed attenderò con te l’arrivo del tuo principe, in silenzio, senza disturbarti, grato per la vita che, dal tuo corpo disteso su un tappeto di nuvole bianche, s’irradia tutt’intorno fino a rinfrancare, non so come, queste membra stanche e quest’anima incapace di capire.
Dedicato ad Alessandra, una bella addormentata
Risvegliarsi.
Dopo un lungo sonno o un’ingiusta caduta. Lasciare sul cuscino la compagnia di tante parole sussurrate nel sonno, musiche incise su nastri, rumori familiari che nel dormiveglia hanno cullato i sogni.
Ogni bella favola termina con un buon finale. Io voglio crederci. 🙂
un abbraccio
L’ha ribloggato su Lacapannadellozioblog.